Le dieci regole
Nella tradizione dello yoga sutra i due anga yama e niyama precedono asana (PYS II,29-30). All'interno di una pratica yoga non possiamo separare yama e niyama da asana. Spesso yama e niyama venogono considerati alla stregua di "comandamenti", regole etiche e morali da applicare alla vita.
Senz'altro la loro osservanza giova e si applica ad ogni aspetto del vivere ma si deve fare attenazione a non trasformare delle indicazioni preziose per una pratica di yoga in "regole morali" da usare come vengono usati i dieci comandamenti biblici.
L'osservanza di yama e niyama produce asana, cioè una posizione e uno stato mentale di comodità (il sentirsi a proprioa agio) e di stabilità (PYS II,46).

 

Yama
  1. Ahimsa, non provocare dolore
  2. Satya, aderenza al reale (verità)
  3. Asteya, non imitare gli altri (non rubare)
  4. Brahmacharya, saper risalire alla fonte
  5. Aparigraha, non trattenere
Un esempio: Ahimsa, Non provocare dolore, né fisico, né emozionale né mentale durante l’esecuzione della pratica.
Come praticare ahimsa? Attraverso satya
Satya: Sincerità, dato di realtà, verità intesa come atteggiamento che ci permette di accogliere ciò che il nostro corpo ci comunica. Imparare a sentire. Sentire ciò che è funzionale per noi. Riconoscersi.

Niyama
  1. Saucha, semplicità (purezza)
  2. Santosa, rispetto del limite
  3. Tapas, impegno nella pratica
  4. Svadhyaya, equilibrata comprensione di sè
  5. Ishvara pranidhana, abbandono a un principio superiore
 In sintesi possibili regole tratte da yama e niyama per una buona pratica yogica:
Scegliere posizioni semplici

Abbozzare la posizione più complessa, prima dinamica poi statica

Entrare con progressione e lentamente

Riconoscere i limiti del proprio corpo

Regolarsi attraverso la percezione

Andare verso sensazioni gradevoli

Uscire lentamente dalla posizione