Unione col corpo
Nella pratica dello yoga si può mettere attenzione al corpo come lavoro iniziale di base. È un modo per iniziare ad avere attenzione a sé. Questa consapevolezza ci permette innanzitutto di avvertire il corpo, risvegliarne la sensibilità e sentire se vi è necessità di rilassarlo o allentare tensioni sul piano fisico.

Il corpo ci può comunicare sensazioni grossolane, dolori e forti contratture ma possiamo giungere all’ascolto anche di sensazioni più sottili in relazione alla circolazione energetica del nostro essere. L’ascolto del corpo è un primo modo per effettuare una pratica di pratyahara cioè di un primo distacco della nostra attenzione dal mondo esterno per rivolgersi al proprio essere.
La base del lavoro è la terra, il corpo, la sua presenza, si cerca di percepirne il peso, la temperatura e tutti gli elementi sensibili con i quali fare esperienza, sia nel particolare sia in generale.
Grazie a questa pratica di consapevolezza corporea (propriocettiva) non è solo il corpo fisico a ricevere un beneficio, non dimentichiamo che colui che percepisce il corpo è la coscienza, il sé; è la nostra coscienza che sta facendo esperienza, che impara a concentrarsi, che si allena a sentire, che si educa all’ascolto e che cambia atteggiamento nei confronti delle sensazioni, dei dolori, del mondo percettivo. Imparare ad ascoltare il corpo può essere una tappa fondamentale per molte persone che pur soffrendo non hanno mai avuto un’attenzione verso i propri disturbi e si sono sempre rivolti all’esterno, per avere informazioni sulla loro condizione.

Inoltre nello yoga si tende a mettere il corpo in condizione di rilassamento e di riposo perché questo è, secondo lo yoga sutra di Patanjali, un modo per rendere stabile la mente, per arrestare il flusso di pensieri e arrivare allo stato di beatitudine che lo yoga si propone. Una mente calma è tranquilla si origina da un corpo calmo e tranquillo.
Si comincia dunque con la consapevolezza della propria corporeità. Si lascia che la coscienza contenga la consapevolezza di tutte le sensazioni fisiche che ci animano. Si impara a mantenere l’attenzione sulle impressioni sensibili che il corpo ci trasmette. Tale azione viene chiamata deha dharana, dhea significa corpo e dharana attenzione concentrata.
Il nostro corpo può darci una sensazione di benessere, oppure possiamo avvertire tensioni o disagi in alcune parti. Nel momento in cui ne diventiamo coscienti e manteniamo la giusta attenzione verso queste parti, è possibile che alcune tensioni si liberino. Altre avranno bisogno di un intervento più radicale e lo yoga insegna come ridurle grazie a pratiche di allungamento passivo, asana, esercizi respiratori.

La conoscenza yogica può iniziare dunque con l’ascoltare il proprio corpo, si comincia imparando a percepire le tensioni principali e in seguito si impara a esplorare tutta la superficie e la massa corporea diventando consapevoli delle caratteristiche e sue qualità.
Educarsi a localizzarle ci porta anche ad avere maggiore possibilità di
intervenire sulle stesse zone disturbate. Sentire il corpo può essere definito come deha bhava, bhava significa sentire e deha significa corpo), questo sentire ci permette di localizzare o identificare eventuali zone di squilibrio.La coscienza viene portata verso il corpo: seduti, sdraiati o praticando delle asana prenderemo coscienza di eventuali tensioni o squilibri per cercare di eliminarli.