Mentre si pensa

Nell’atto di pensare io non sono dove sono in realtà: non mi circondano oggetti sensi­bili, ma immagini invisibili a chiunque altro. 

L'anima può pensare senza il corpo

Mentre si pensa, non si ha nozione della propria corporeità, tale è l’esperienza che indusse Pla­tone ad attribuire all’anima l’immortalità quando si fosse di-partita dal corpo, che indusse Descartes a concludere che «l’a­nima può pensare senza il corpo, salvo che, fino a quando sia ad esso congiunta, può benissimo essere molestata nelle sue operazioni dalla cattiva disposizione degli organi corporei».


La memoria è la madre delle muse

La Memoria, Mnemosyne, è la madre delle Muse e il ri­cordo, l’esperienza di pensiero più frequente e insieme fondamentale, ha che fare con cose assenti, scomparse dai sensi. Pure, l’assente che è evocato e reso presente alla mente - una persona, un evento, un monumento - non può apparire nel modo in cui appariva ai sensi, come se il ricordo equivalesse a una sorta di stregoneria.


Trasformare gli oggetti sensibili

Per apparire soltanto alla mente, esso deve dapprima essere de-sensibilizzato, e alla capacità di tra­sformare oggetti sensibili in immagini diamo il nome di «im­maginazione». Senza tale facoltà, che rende presente ciò che è assente in forma de-sensibilizzata, nessun processo, nessuna sequenza di pensiero sarebbero possibili. 


Il pensiero capovolge i rapporti sensoriali ordinari

Quindi, il pensiero è «fuori dell’ordine» non solo perché arresta tutte le altre atti­vità così indispensabili alle faccende del vivere e del soprav­vivere, ma perché capovolge tutti i rapporti ordinari: ciò che è vicino e appare direttamente ai sensi è adesso distante, ciò che è lontano è effettivamente presente.


L'atto del pensare

Nell’atto di pensare io non sono dove sono in realtà: non mi circondano oggetti sensi­bili, ma immagini invisibili a chiunque altro. E come se mi fossi ritirato in una sorta di terra di nessuno, la terra dell’invi­sibile, di cui non saprei nulla se non mi fosse data questa facoltà di ricordare e di immaginare. Il pensare annulla le di­stanze, quelle temporali non meno delle spaziali. Posso antici­pare il futuro e pensare come se fosse già presente, posso ri­cordare il passato come se non fosse scomparso.

(Hannah Arendt, “La vita della mente”, Il Mulino, pag. 168)